Ogni mese è sempre la stessa storia: il tuo blog non genera il traffico che vorresti, non attira abbastanza lettori e i contenuti che produci rimangono soli soletti.
Così, studiandoci un po’ su, abbiamo pensato di mostrarti alcune tecniche di black hat SEO per migliorare le prestazioni del tuo blog.
Ma cos’è la SEO black hat? È pericolosa secondo Google? E perché mai ti stiamo consigliando di utilizzare certe tecniche?
Non siamo pazzi, o almeno non del tutto! Ma andiamo per gradi.
Cos’è la black hat SEO
Per black hat SEO si intendono delle pratiche inerenti al posizionamento sui motori di ricerca che non rispettano le direttive date da Google. Si chiamano black proprio perché vengono associate a qualcosa di negativo.
Vuoi qualche esempio? Per SEO negativa si intendono diverse pratiche, tra cui:
- keyword stuffing (ripetizione forzata delle parole chiavi)
- duplicazione di contenuti (pubblicare articoli già presenti su altri siti)
- reti di link (creazione di siti e blog appositi per fare linking)
- link e testo nascosto (inserimento forzato di link e testi, a volte dello stesso colore dello sfondo)
Con gli anni, Google è diventato poco tollerante nei confronti di chi utilizza queste pratiche, tant’è che continua a creare ed aggiornare diversi algoritmi come Panda e Penguin che monitorano e puniscono le azioni dei più furbi.
Ora, la domanda che ti starai ponendo è: come possiamo suggerirti di utilizzare tali tecniche per ottimizzare l’andamento del tuo blog?
La risposta è molto semplice: esaminiamo alcune tra le peggiori pratiche black hat SEO e le trasformiamo in white hat, ossia in pratiche oneste, etiche e viste di buon occhio da Google!
Dai, ora puoi tirare un sospiro di sollievo e metterti a leggere i 2 consigli speciali che abbiamo preparato per te.
1. Keyword stuffing: dalle stalle alle stelle
Qualche riga fa, ti abbiamo spiegato come il keyword stuffing, ossia la ripetizione forzata e piuttosto insensata delle keyword, possa incidere negativamente sul tuo sito. Oltre ad essere penalizzate da parte del motore di ricerca, cosa ci può essere di interessante per il lettore nel vedere ripetuta la stessa parola più e più volte?
fonte: seopressor.com
Ciò che si deve sempre tenere in considerazione è che non bisogna fare SEO per Google, ma per gli utenti. È solo soddisfacendo i loro bisogni che riusciremo a convincere il motore di ricerca della nostra effettiva utilità.
Dalla black hat SEO a quella white
Come puoi convertire la tecnica black hat del keyword stuffing in whitehat? Tramite la keyword research, ossia la ricerca delle parole chiave.
La SEO si basa molto sulle parole e sull’utilizzo che ne fanno i lettori. Ciò che è molto importante, oltre ai termini in se, è la correlazione tra le diverse parole.
Per ricercare termini correlati e quindi legati al significato della parole chiave principale, puoi usare svariati strumenti come il keyword planner di Google, Semrush e i suggerimenti di Google. Già perché è proprio Google stessa che ti suggerisce cosa cercano più spesso gli utenti, proprio in fondo alla pagina.
Di conseguenza, quello che in sostanza ti consigliamo è di ricercare i termini correlati alla parola chiave centrale del tuo argomento ed utilizzarli in maniera naturale e ben distribuita all’interno del testo. Così facendo, starai applicando l’evoluzione white del keyword stuffing!
2. Private Blog Network (PBN): sostituiscile con i Guest Post
Una delle tecniche più conosciute nella black hat SEO è la PBN, ossia la rete privata di blog su cui si ha il controllo totale.
In parole semplici, immagina il tuo blog come sito principale (in questo caso si chiama Money Site). Dopodiché, pensa di aprire diversi blog, in cui scriverai (o farai scrivere) diversi contenuti inerenti al tuo settore, con svariati backlink che rimandano al tuo sito principale. Ecco, questa procedura si chiama Private Blog Network (PBN) ed è fortemente presa di mira da Google, che condanna gli schemi di link costruiti e non naturali.
Solitamente, questi blog vengono creati su piattaforme gratuite come WordPress oppure su domini scaduti e riacquistati, che un tempo possedevano una certa autorevolezza.
fonte: pbnfox.com
La PBN diventa un calendario di Guest Post
Pensaci un attimo: a cosa può servire uno schema di link come quello che ti abbiamo appena mostrato? Se lavori nel campo della SEO, saprai bene che i backlink hanno un grande valore nel posizionamento. Ma perché creare tutta questa rete finta? Perché non raggiungere un pubblico più vasto del nostro, con la possibilità di interessare anche i lettori di altri blog?
E allora, via con i guest post!
Dal principio dello schema di link, prepara un calendario editoriale e manda un’email a tutti gli autori dei blog che ritieni più interessanti e vicini alla tua attività. Ogni mese, pubblicherai un articolo sui blog dei tuoi colleghi, scrivendo contenuti per un target reale e potenzialmente interessato.
Su ogni articolo, chiaramente, andrai ad inserire uno o due link che rimandano al tuo sito, in base agli accordi che avrai preso con il proprietario che ti ospita.
Meglio, vero?
Molto spesso, le strategie per raggiungere un obiettivo non sono poi così diverse l’una dall’altra. Cambia solo l’intenzione che si adotta. Come hai potuto vedere, ti abbiamo mostrato due tecniche che con qualche piccolo accorgimento, passano dall’essere black hat seo a white.
E dire che questi ragionamenti, potrebbero anche essere applicati nella vita di tutti i giorni… ma questa è un’altra storia!
Buona SEO a te!
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